Clistere: come fare e cosa usare

Il clistere rappresenta la soluzione ideale e sostanzialmente priva di controindicazioni per svuotare l’ultimo tratto dell’intestino da feci e gas, il particolare il retto e il colon. Questa procedura viene effettuata attraverso l’introduzione nel retto di una sonda e tramite l’inserimento di acqua, fattore in grado di espandere il volume all'interno dell'intestino e aiutare a liberarlo tramite la stimolazione, l’idratazione e lo scioglimento delle feci dure (cosa molto utile in caso di stitichezza). Ma prima di addentrarci nell’argomento, per capire come si fa un clistere e cosa usare per farlo correttamente, cerchiamo di approfondire l’argomento sui diversi tipi di clisteri esistenti, concentrandoci in particolar modo sul clistere casalingo chiamato anche "igienico".

I diversi tipi di clisteri

Esistono diversi tipi di clisteri, in particolare quelli finalizzati a uno scopo terapeutico, diagnostico e, in linea generale, quelli utilizzati allo scopo di preparare adeguatamente un paziente a un successivo intervento in caso di gravi stipsi. Qui in particolare parleremo di quello più comunemente usato: il c.d clistere casalingo noto anche con il nome di clistere igienico

Ma come si usa, questa tipologia di clistere e qual è il suo scopo principale? La risposta a questa domanda è semplice: il clistere casalingo viene fatto in tutti i casi in cui si abbia necessità di pulire l’intestino da feci incrostate e residui non digeriti, gas, fermentazioni, putrefazioni e presenza di flora batterica patogena. A tal scopo è possibile usare due diversi strumenti: la c.d peretta o pompetta e l’apparecchio del Catani

La peretta o pompetta è un oggetto in gomma morbida caratterizzato dalla forma a pera e dalla presenza di un beccuccio sottile che deve essere inserito nell’ano, dopo averlo adeguatamente lubrificato prima dell’applicazione. 

Il c.d apparecchio di Catani, invece, è costituito da una sacca e da una sonda che finisce con una cannula rigida. Quest’ultima è dotata di un meccanismo di apertura che consente il passaggio del flusso dell’acqua, che avviene come fosse un rubinetto. 

Ciò che cambia tra i due strumenti è la quantità d’acqua utilizzata per l’irrigazione del tratto intestinale, che varia dai 150 ml a 2 litri. L'acqua utilizzata per effettuare il clistere deve essere tiepida, ed è importante che questa non superi mai la temperatura di 37°. 

Quando si pone l’accento sulle differenze tra clistere e peretta, in realtà, non ci si riferisce di per sé alla distinzione tra due strumenti "diversi": ciò che contraddistingue l’uno dall’altro è infatti sostanzialmente la dimensione dei volumi introdotti, che varia da 0,5 a 2 litri per il clistere e da 0,1 a 0,2 litri per la peretta. Le motivazioni per cui è consigliabile un clistere evacuativo sono davvero tante, il paziente potrebbe averne la necessità d’uso in caso di fecalomi, di irregolarità e irritazione intestinale, oppure nel caso in cui deve sottoporsi nell’immediato a un intervento chirurgico o una indagine medica diagnostica, e proprio per tali motivi ha la necessità di pulire l'intestino dai residui di feci presenti.

Generalmente il clistere evacuativo viene consigliato quando il paziente soffre di colon intasato, un disturbo che può provocare conseguenze alquanto spiacevoli e capaci di debilitare il benessere psicofisico del soggetto, dando spesso sintomi come stanchezza, indebolimento del sistema immunitario, spossatezza, problemi reumatici e cutanei, mal di testa e problemi intestinali (stipsi, meteorismo, diarrea, emorroidi). Il clistere al riguardo può davvero risultare risolutivo, considerando che l’intestino rappresenta il punto di vista della salute fisica generale dell'individuo: se questo non funziona è facile che si inneschino effetti negativi a cascata su tutto l’organismo.

Come si effettua il clistere?

Il modo di utilizzo del clistere dipende dalla tipologia scelta: se si utilizza l'apparecchio di Catani è importante sistemare la sacca più in alto rispetto al corpo, per permettere adeguatamente il fluire dei liquidi. Per un risultato ottimale si consiglia inoltre di far diffondere lentamente l’acqua, in modo che si possa avere un impatto morbido e molto graduale del liquido nella parte finale dell'intestino. Coloro che desiderano fare un semplice clistere di pulizia, da ripetere diverse volte nel corso di una settimana, si consiglia vivamente di utilizzare soltanto acqua e non altre soluzioni, in modo da evitare che le pareti intestinali si possano irritare. Se invece si vuole utilizzare il clistere per liberarsi di un "blocco" (ovvero in caso di problemi intestinali che non permettono facilmente l’evacuazione), è consigliabile utilizzare ingredienti naturali e dunque poco aggressivi per il Ph naturale, come ad esempio l'olio di oliva, l'olio di vaselina o i prodotti lassativi privi di sostanze artificiali. All’acqua è inoltre possibile unire anche bicarbonato o essenze naturali.

Quale posizione assumere per fare correttamente un clistere?

Quale migliore posizione è indicata per fare correttamente il clistere igienico? È consigliabile sdraiarsi comodamente su un fianco e rilassarci (preferibilmente il destro considerando che non ospita l’intestino). In alternativa ci si può mettere supini, con le gambe piegate sul ventre o con le ginocchia appoggiate sul pavimento sopra un cuscino. Si tratta di posizioni che facilitano l’effettuazione del clistere, soprattutto perché capaci di agevolare il passaggio dell’acqua. Dopo aver finito l’inserimento dell’acqua è infine consigliabile massaggiare il ventre con delicatezza, in modo da agevolare il passaggio dell’acqua e facilitare il movimento verso il basso delle feci. Solitamente il paziente può effettuare il clistere autonomamente, ovvero senza l’assistenza di un’altra persona. In base alla situazione dell’intestino, i tempi di espulsione sono diversi: spesso l’acqua viene espulsa entro cinque minuti dall’applicazione del clistere, ma a seconda della condizione dell’intestino potrebbe anche richiedere più tempo.